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L’inquinamento luminoso é un fenomeno concomitante dell’industrializzazione e si verifica soprattutto nelle regioni densamente popolate dei paesi industriali. Il termine inquinamento luminoso indica lo schiarimento del cielo notturno tramite le fonti luminose artificiali, che disperdono luce negli strati atrmosferici.
Per limitare le conseguenze negative dell’inquinamento luminoso sono stati elaborati dei criteri, pubblicati nei Bollettini Ufficiali delle Regioni.
Ogni comune e ogni proprietario di impianti di illuminazione devono redigere un piano, il quale deve contenere il rilevamento dello stato di fatto nonché un piano di intervento per l’adeguamento graduale degli impianti esistenti.
F.A.Q.
Diversi sono i nomi che si riferiscono allo stesso argomento ovvero il contenimento dell’inquinamento luminoso ma sopratutto la gestione efficiente e il mantenimento dei sistemi di illuminazione pubblica. La confusione nasce dal fatto che essendo uno strumento di pianificazione relativamente giovane assume forme e denominazioni differenti su base regionale.
ACRONIMI SINONIMI
PICIL: Piano dell’Illuminazione Comunale per il contenimento dell’Inquinamento Luminoso
PRIC: Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale
PUL: Piano Urbano della Luce
PL: Piano della Luce
PIC: Piano dell’Illuminazione Comunale
CHI DOVREBBE FARLO ?
In realtà tutti dovrebbero farlo. Il piano della luce non è solo un obbligo di legge, ma uno strumento di risparmio economico, di tutela ambientale e di qualificazione urbana.
STIME ECONOMICHE
Tutto dipende dal numero di punti luce e dall’estensione del territorio comunale. In fase di stima economica sono importanti il numero e l’organizzazione dei criteri di catalogazione sullo stato di fatto degli impianti e quei dati già esistenti utili allo svolgimento delle attività.
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